Idee e Programmi

Un mondo capovolto

“Siamo parte di una Onda culturale, che superando i labirinti che limitano lo sviluppo del Mezzogiorno e dell’area mediterranea, faccia riscoprire ai popoli delle diverse sponde le loro radici comuni di civiltà e dia inizio ad una nuova Koinè sociale, culturale ed economica. Siamo parte di un nuovo Popolo del mare, che vede il Mediterraneo non solo come un Mare ma come un Continente, con un Mezzogiorno di Italia suo baricentro geografico”

 

Ogni cosa ha il suo tempo (Ecclesiaste)

La crisi del Mezzogiorno italiano le cui popolazioni sono marginalizzate e indebolite causa la fuga dei giovani è sotto gli occhi di tutti. La scarsa presenza dello Stato che si palesa in maniera eclatante nella non equa distribuzione degli investimenti e dei servizi rispetto ad altre parti del Paese, diviene motivo giornaliero di cronaca anche nera nell’inefficiente ed inefficace funzionamento dell’apparato pubblico anche nel contrasto alla criminalità, compito che rappresenta la principale delega che i cittadini danno allo Stato. Nella cessione del controllo del territorio alla delinquenza e nelle conseguenze drammatiche di ciò, non solo non si alza forte la protesta contro il fallimento dello Stato ma spesso, anche se apertamente non si arriva alla tesi che dovrebbero essere i cittadini a reagire (armandosi?), questa implicita colpa affiora nella vulgata collettiva.

Le condizioni del Mezzogiorno rappresentano il fallimento grave della Repubblica ma al posto di adempiere ad un obbligo di verità puntando i riflettori sulla stragrande maggioranza di famiglie meridionali impoverite, divise, scarsamente tutelate nella salute che debbono andare a difendere negli ospedali del Nord, fanno cronaca i ragazzi napoletani in moto senza casco o i commercianti calabresi che non emettono lo scontrino che sono il risultato evidente del fatto che è saltata la cinghia di trasmissione tra le leggi e i regolamenti dello stato e quel territorio.

Il paradosso temporale che rappresenta la differenza enorme tra gli investimenti pubblici nel nord e nel sud lo possiamo fotografare guardando le due trasversali del paese: per andare da Torino a Venezia occorrono 4 ore e lo si può fare 23 volte al giorno, per andare da Bari a Palermo accorrono 18 ore e lo si può fare solo a giorni alterni.

A questo disastro socio economico e civile va aggiunta una novità: ormai è lontano il boom economico caratterizzato dalla concentrazione industriale nel nord dove sono stati concentrati da oltre un secolo e mezzo i grandi investimenti e i dati economici dimostrano come nel nostro Paese il PIL non cresce da oltre un ventennio mentre rimangono inattivi i soli fattori economici disponibili e capaci di generare sviluppo agendo da moltiplicatori, fattori che risiedono principalmente nel Mezzogiorno: il clima adatto alle energie alternative, le combinazioni suggestive tra paesaggio e testimonianze storiche da offrire al turismo, i prodotti agroalimentari di grande valenza, i porti strategici per incrociare i grandi flussi commerciali del Mediterraneo ed infine la centralità strategica in questo mare dove si incrociano tre continenti e transita l 20% della ricchezza mondiale. Ma il Mezzogiorno, pur possedendo queste potenzialità e pur essendo il baricentro geografico del Mediterraneo, non è riuscito a decollare come baricentro economico a causa della mancanza di infrastrutture e di servizi e forse anche a causa della forte presenza criminale. Le infrastrutture ed i servizi dell’intero Mezzogiorno restano inadeguate per consentire iniziative e sviluppo e occorre una formidabile stagione di investimenti: risulta imbarazzante la comparazione tra nord e sud non solo su posti letto e servizi ospedalieri, asili nido, km di strade e autostrade, scuole ed università, ma anche, purtroppo, in aeroporti e porti, ferrovie veloci, aree attrezzate industriali e artigianali, e via continuando.

 

Occorre, quindi, un nuovo meridionalismo europeo e mediterraneo

Questo Mezzogiorno, così indebolito economicamente e socialmente, ma così ricco di potenzialità, quale percorso dovrebbe intraprendere per recuperare ruolo e dignità?

Negli ultimi anni si è manifestato, rispetto al meridionalismo storico di Salvemini, Sturzo, Gramsci, Guido Dorso, Francesco Compagna un diverso approccio che ha riaperto la lettura della formazione dell’unità nazionale; il giornalista pugliese Pino Aprile nel 2010 con il romanzo “Terroni” ha aperto uno squarcio storico drammatico, ponendo forti argomentazioni e dando vita ad un acceso revisionismo sull’origine dello Stato unitario. In questa linea sono fiorite numerose pubblicazioni di vari autori tra i quali, per citarne alcuni, Marco Esposito, Salvo Di Matteo, Emanuele Felici, Tommaso Fiore, Lorenzo Chieffi, Pietro Busetta, Antonio Corvino, Francesco Saverio Coppola arricchendo e rafforzando il dibattito.

Questo nuove filone di “nuovo meridionalismo”, o come lo definisce Francesco Saverio Coppola sulla rivista Politica meridionalista “Brigantaggio culturale”, è figlio di alcuni libri di successo e di insistenti studi e ricerche di economisti, istituti universitari, uffici studi di istituti bancari e della stessa Banca d’Italia, oltre al lavoro costante dell’Associazione internazionale Guido Dorso e dello SVIMEZ. Tra i libri posso ricordare “La grande Balla” di Roberto Napolitano, “l’Italia Capovolta” di Claudio Signorile, il trittico di Pietro Busetta “Il coccodrillo s’è affogato”, “Il lupo e l’agnello” e “La rana e lo scorpione”.

L’insieme di questo fenomeno rappresenta una nuova “onda” che pone l’attenzione sul Mezzogiorno ed è rivolta, da un lato, a smascherare la scelta fatta dalla politica e dalle grandi lobby nazionali di privilegiare gli investimenti di opere pubbliche e servizi al nord, ma parallelamente fa emergere come questo fatto sia non solo moralmente condannabile, ma non più conveniente per l’Italia che potrebbe, viceversa, entrare in una nuova fase di espansione economica e di crescita del suo prestigio internazionale se riuscisse ad utilizzare i territori del Mezzogiorno come piattaforma logistica, culturale e politica dell’intera Europa nel Mediterraneo.

Ovviamente per portare la politica a fare queste scelte occorrono non solo verità scientifiche ma maggioranze parlamentari.

Occorre un partito del sud? Il successo avuto in concreto per alcuni interessi del nord dalla Lega suggerirebbe di sì.

Allora va posta una seconda domanda, questo partito dovrebbe allearsi con la destra o con la sinistra? Dovrebbe allearsi con chi gli dà di più? Il messaggio fatalmente sarebbe divisivo in una Nazione che vede inseriti nelle popolazioni del nord una larga parte dei figli delle popolazioni del sud che li sono accorse, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, attorno alle fabbriche che si andavano edificando.

Inoltre, pur nel rispetto dell’unità nazionale, bisogna superare la classica contrapposizione tra Sud e Nord, aprendoci a una visione in qui il Mezzogiorno va coniugato direttamente in chiave europea e mediterranea.

Dobbiamo cercare di essere un potenziale hub di sviluppo della sponda sud del Mediterranea e dell’Africa.

Come unire le forze? Vogliamo ricordare un vecchio politico italiano Pannella e la sua non ortodossia politica, importante fu la sua decisione di non parlare solamente agli Italiani di destra o a quelli di sinistra ma di battersi per far crescere a destra e a sinistra la consapevolezza della necessità di fare alcune riforme e penso che rappresenti un buon esempio per le “ragioni” del Mezzogiorno perché anche queste hanno caratteristiche di universalità.

Ovviamente questa pressione politica deve avere interpreti, apostoli che lavorino su obiettivi che i cittadini “sentano” veri ed occorre un punto di riferimento “affascinante”: la battaglia dei radicali senza Pannella non sarebbe esistita. Difficilissimo se non impossibile trovare un duplicato, allora per questa operazione di verità e di futuro e per colmare questo vuoto, riprendendo quanto chiedeva Guido Dorso, si cerca di mettere insieme “cento uomini” che abbiano compreso, che sappiano indicare la via.

 

Su questo impegno è nata a Napoli il 24 maggio 2024 “Unità Mediterranea”. Un gruppo di pressione per fare partire una serie di iniziative utili e utilizzabili da chi le vuole rappresentare dentro i partiti o nei corpi sociali. Dare tutti una mano a costruire un grande movimento di opinione capace di esercitare un ruolo attivo, pronto a lanciare proposte di riforme o proteste di appoggio ai diritti traditi.

Uno strumento di risveglio di coscienze, ma anche di intransigente censura verso classi dirigenti inadeguate o interessate, una importante occasione per rilanciare l’Italia intera e dare forza all’Europa nel Mediterraneo.

 

Perché Unità Mediterranea?                      

 

Unità Mediterranea è una rete associativa non profit che ha come obiettivo la promozione dello sviluppo economico, sociale e culturale, la coesione e inclusione sociale. Il suo simbolo è un cerchio nel quale viene riprodotto in marrone chiaro il labirinto di Cnosso ritrovato nelle monete greche circondato da onde marine con colori blu, celeste e bianco e la scritta in nero Unità Mediterranea 

Unità Mediterranea è una associazione aconfessionale e apartitica che si riconosce nei valori della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nella carta di Barcellona, che affonda le sue radici nella cultura e nelle tradizioni europee e mediterranee, che crede nell’autodeterminazione democratica dei popoli, nel rispetto delle identità, nella centralità politica del Mediterraneo per la crescita dell’Italia, dell’Europa e dell’intero bacino mediterraneo.

Unità Mediterranea persegue l’obiettivo della piena ed effettiva perequazione delle infrastrutture e dei servizi all’interno del territorio nazionale come strumento essenziale per una comune crescita civile ed economica e come elemento fondamentale di coesione nazionale. Unità Mediterranea si propone di raccogliere le adesioni di cittadini italiani impegnati in iniziative associative, culturali, professionali o di lavoro attinenti allo studio e allo sviluppo delle condizioni socioeconomiche, culturali e di tutela delle libertà civili ed economiche del territorio nazionale e delle relative popolazioni, anche in rapporto con territori e popolazioni esteri con i quali si condividono le aree geografiche circostanti.

Unità Mediterranea impegnerà i propri iscritti in un lavoro di coordinamento delle iniziative ritenute valide presenti nei corpi sociali, nell’associazionismo, nelle università e nella ricerca e ne intraprenderà altre autonome, con l’obiettivo di far crescere la qualità della vita, favorire i processi di pace, contribuire a potenziare la coesione e l’inclusione sociale, dare risposte alla crisi demografica e ai processi migratori, migliorare le comunicazioni sociali e la correlazione tra cultura e sviluppo.  Unità Mediterranea darà vita ad un laboratorio volontario e appassionato di costruttori di un Paese migliore e diverso che metta a disposizione l’entusiasmo e l’esperienza di ognuno al fine di renderlo operativo in una grande iniziativa di un Europa mediterranea.

Unità Mediterranea prescinde da posizioni ideologiche di parte, quindi potranno aderirvi e collaborare anche militanti di partiti diversi, di diversi sindacati, associazioni di categoria o professionali o gruppi di pressione, unificati dalla scelta di dare forza alla ricerca delle soluzioni oggettivamente positive per i territori, per l’ambiente e per la vita dei cittadini. Insieme, quindi, per privilegiare la verità, cercando sempre di smascherare demagogia e interessi di parte, pubblicizzando e rafforzando le posizioni selezionate, cercando di mettere “i migliori” sotto i riflettori nella ricerca oggettiva delle soluzioni, prescindendo da scelte di parte derivanti da comune militanza politica o da interessi personali.

Potrai iscriverti e lavorare con noi al di là della tua eventuale appartenenza partitica e le tue convinzioni ideologiche saranno estranee al lavoro di riscatto e di crescita sociale economica e civile che perseguiremo, ti chiediamo solo di batterti comunque per questi obbiettivi.

 

Come costruire il futuro

Nostro compito è tessere reti di solidarietà, fratellanza, comunione di interessi che abbiano come pilastri il mondo imprenditoriale e la sua responsabilità sociale e il terzo settore, veicolo di cultura e socialità, valorizzando il capitale umano in processi di sviluppo sostenibili.

Organizzazione territoriale

Unità mediterranea si articola a livello nazionale e a livello territoriale con molteplici delegazioni nel rispetto dei principi di sussidiarietà verticale e orizzontale. Si avvale di un Comitato scientifico a carattere internazionale per lo sviluppo delle idee, delle ricerche e delle azioni prioritarie da intraprendere.

Strutture similari possono essere create in altre nazioni del mediterraneo con un patto federativo. Ogni organizzazione nazionale ha nella propria compagine rappresentanze di altri paesi. L’obiettivo è quello di aumentare il livello di ascolto dei diversi territori e delle genti residenti, attivando azioni mirate a supportare i loro bisogni in un confronto attivo con le Istituzioni locali, nazionali ed europee.

Governance

 

Struttura nazionale

Il cantiere è aperto da poco, questi i primi punti di riferimento:

Salvatore Grillo, Presidente, Francesco Saverio Coppola, Segretario Nazionale, Pietro Massimo Busetta, Presidente Comitato scientifico, Massimiliano Musto, Portavoce, Riccardo Musto, Responsabile amministrativo.

Coordinamenti Regionali

 

Regione Campania Luigi Del Core, Regione Puglia Emanuele Daluiso, Regione Sicilia Andrea Piraino

Contattaci scrivendo a: segreteria@unitamediterranea.it

Per maggiori informazioni: www.unitamediterranea.it